Campitiello: «I prodotti qui hanno una storia di valori, controllo e selezione».
CAMT nasce da una necessità. Negli anni ’50, il fondatore – un agricoltore dell’agro nocerino di Salerno – si ammala di una forma di allergia cutanea che lo costringe ad abbandonare la terra. Non si arrende: con la moglie, il figlio appena nato e uno zio già inserito nel mercato ortofrutticolo, decide di ricominciare da capo a Bologna. Prima magazziniere, poi venditore, infine socio: nel 1973 l’azienda diventa ufficialmente CAMT, e da allora non ha mai smesso di crescere.
Come racconta Gianni Campitiello: «Mio padre viveva per la famiglia. Era il suo nucleo vitale. E noi figli abbiamo raccolto quel testimone. Senza la famiglia, un lavoro come questo – fatto di notti, sacrifici e ritmi durissimi – non si reggerebbe. Ancora oggi siamo noi, insieme a 26 dipendenti e a un nipote che ha voglia di continuare. La nostra è una realtà commerciale solida, ma soprattutto umana».
Il mestiere resta complesso: ci si sveglia a mezzanotte, si scaricano camion, si corre dai clienti. È un lavoro che ti segna il fisico e la vita sociale. Ma dà anche soddisfazioni uniche. Come dice Gianni: il rapporto personale con i clienti è ciò che conta davvero.
Il legame con la città è cambiato. Negli anni ’80 il mercato era nel cuore di Bologna, con negozi, barbiere, persino il benzinaio. Era un luogo vivo, quasi turistico. «Adesso noi siamo il motore nascosto della città», spiega, «quelli che lavorano di notte perché di giorno tutto sia pronto».
«La forza dell’azienda resta la selezione dei prodotti: noi selezioniamo, controlliamo, garantiamo qualità. Qui ogni prodotto ha una storia di decenni, fatta di competenze e relazioni.»
Per anni si è detto che l’ingrosso fosse un passaggio da eliminare. «Ma non è così. È un valore che è difficile replicare», sottolinea Campitiello.
Guardando al futuro, CAMT crede ancora nella comunità del CAAB: «Il CAAB può e deve restare un centro fondamentale: un luogo che non solo distribuisce, ma costruisce fiducia, lavoro e qualità».